
Mese di Giugno arido e con pochissime uscite discografiche degne di nota, il caldo la fa da padrone, e sembra aver dato quel tocco di sonnolenza tipico dei pomeriggi estivi.
La prima settimana si apre con i Queen al numero 2 con “Live At Wembley ’86”, che racconta il concerto del Sabato 12 Giugno 1986, la seconda delle due date suonate nel mitico stadio Londinese. Anche se a livello tecnico da molti non sia considerata tra le migliori performance della band durante il “Magic Tour”, la resa e la presenza scenica, la potenza sonora e l’incredibile empatia ed “unione” tra la Band ed il pubblico, la rende tra le pagine più memorabili se si sfoglia l’album dei live di tutti i tempi. Sentire settantamila persone cantare “Love of my life”, in coro, tutte insieme, con Freddie e Bryan seduti sugli sgabelli, quasi “piccoli”, due persone su un palco ed una marea sotto che canta per loro, liturgia degli show dal vivo della band Inglese, come quando tutti battono le mani sulle note di “Radio Ga Ga”, oppure rispondono alla “sfida” che Freddie gli lancia a colpi di vocalizzi, anche qui, un uomo solo su un palco enorme, e sotto un oceano di anime che non aspettano altro che rispondere con le loro voci, a l’uomo che ha fatto della propria voce, lo strumento per riscattarsi dei tempi dove era “solo” un migrante venuto dall’India. Tra qualche grossa lacuna rappresentata dalla mancanza in scaletta di brani come “Killer Queen”, “Somebody to love” e “Don’t stop me now”, e qualche ottimo ripescaggio dal passato come “In the lap of the gods” in una versione nuova, lo show è una lunga cavalcata tra le grandi hit del gruppo Inglese. Piccolo appunto, non si tratta dell’ ultimo concerto di Freddie Mercury come in tanti vanno dicendo da anni, l’ultimo infatti, si sarebbe tenuto nel parco di Knebwoth il 9 Agosto davanti centoventimila persone.
Seconda settimana che vede il nuovo lavoro dei Del Amitri “Change Everything” al numero due della chart, un album che non si distacca troppo dai precedenti lavori della band Scozzese, che tra una ballad in pieno stile Folk, e pezzi dove il rock è preponderante, licenzia un album che supportato da singoli come “Always the last know”, “The first rule of love” e “I won’t take the blame, non apporta niente di significativo alla loro discografia, ma che si lascia piacevolmente girare sul nostro piatto.
Terza settimana che si apre con un pò di vento fresco e piacevole grazie al nuovo lavoro dei Faith No More intitolato “Angel Dust”, che occupa la casella numero 2. Registrato a San Francisco ed uscito su etichetta Slash-Reprise Records, il quarto album della band Americana, vede per la stesura dei brani, la partecipazione di tutti i membri, compreso l’ultimo arrivato Mike Patton. La grande collaborazione in fase di scrittura, fa si che il lavoro risulti molto compatto, e “sentito” da tutti. Investito da un ottimo riscontro di vendite e di critica, in diversi paesi è stato definito come “Album Of The Year 1992”, dal disco si estraggono i singoli, “A small victorty”, “Be aggressive”, “Midlife crisis”, la chicca risiede nella versione confezionata per il mercato Giapponese, dove come quattordicesima traccia, appare la cover del brano dei Commodores “Easy”. Andando avanti, troviamo i Marillion con la raccolta “A singles collection 1982-92”, che celebra il decennale della band e mischia brani della prima fase con il cantante Fish, e quelli della nuova era con Steve Hogart come vocalist. Posizione numero 27 ed una manciata di singoli che vanno dalla celebre “Kaylegh”, e “Cover my eyes”, passando per “Lavander” e “No one can”, grossa falla presente in scaletta, la mancanza della splendida “Script For A Jester’s Tear”, brano di apertura dell’ album omonimo, nonché di esordio, del 1983.
Quarta settima dove troviamo in vetta Elton John con il nuovo “The One”. Licenziato a due anni di distanza da “The Very Best Of Elton John”, questo ventitreesimo lavoro dell’ artista Inglese, vede la produzione di Chris Thomas e John Reid e la copertina disegnata da Gianni Versace. Album ricco di collaborazioni, tra tutti, Eric Clapton e David Gilmour, ed il primo dopo la lunga riabilitazione dalle droghe, alcol e dalla bulimia. Dalle sonorità più fresche e forse più “moderne” rispetto ai lavori del passato, il disco raggiunge un grosso seguito di pubblico ed anche la critica, se pure non ai massimi livelli di entusiasmo, non risparmia di certo giudizi positivi. Molti gli episodi interessanti, dalla bellissima title track, alla “classica” “The north”, passando dal duetto con Clapton “Runaway train”, all’ eleganza di “When a woman doesn’t” fino alla conclusiva e delicata “The last song”. Scorrendo sopra la raccolta “The Legend The Essential Collection” di Joe Cocker alla numero 4, rechiamo nell’ultima settimana di questo abbastanza infruttuoso Giugno.
Dove troviamo in posizione 33 il supergruppo The Mission, formato da membri dei Sister Of Mercy ed altri musicisti provenienti dalla scena Goth-Post Punk Inglese. Il loro nuovo lavoro “Masque”, uscito a due anni di distanza da “Grains Of Sand”, non riesce a bissare il successo ottenuto dai due dischi precedenti, e vede così l’inizio del calo di popolarità della band. Tra le tracce, quelle più interessanti sono, “Trail of scarlet”,” Spiders and the fly” e la ballata conclusiva “Until There’s Another Sunrise”.
Qui la mia consueta Playlist di Spotify. A Presto