Un Sottile Tormento Interiore

Sulle doti compositive e sul modo molto creativo di fare musica dei Guillemots avremo modo di parlarne più avanti, anche se è un argomento discusso da molti. Abbiamo ascoltato brani con una macchina da scrivere come parte integrante della sezione ritmica, abbiamo assistito a concerti dove la voce non era supportata, per scelta dal microfono, ovviamente al chiuso, composizioni lunghe 14 e passa minuti, l’estro quindi nella band è di casa.
Il coraggio però di aprire il disco d’esordio con il pezzo che andremo a raccontare oggi, ha insieme una dose di sana ingenuità e di spavalderia degni dei migliori artisti, di quelli che sanno rischiare, amano sorprendere e prendersi le proprie responsabilità. Si perchè “Little Bear”, questo il nome del brano, è un pugno in pieno cuore, quasi 5 minuti di dolce tormento, intimo dolore e poesia che spiazzano una volta messo il disco sul piatto. Siamo nel 2006, e la band capitanata da Fyfe Dangerfield, dopo l’interessante EP From the Cliffs, licenzia per la Polydor il 10 luglio, il proprio disco di esordio, che arriverà al numero 17 della UK chart ed aprirà la strada ad una carriera ricca di premi che speriamo non abbia avuto una prematura fine nel 2012, la band è in silenzio social dal 2015 anche se ufficialmente non risulta essersi sciolta.
L’inizio del brano è affidato ad un fischio continuo che sembra il vento che soffia freddo, poi entrano gli archi con note amichevoli a conferire un po’ di tempore, che entrano ed escono cadenzati, poi improvvisamente il fischio cessa e lascia il campo ai soli archi, che introducono, variando note cariche di pathos a quelle più confortevoli, un pianoforte scordato, storto, che accompagna la voce di Fyfe che declama “Little Bear”, l’orsetto, il vezzeggiativo dedicato alla sua amata, sembra chiamarla, quasi a richiamare la propria attenzione, perchè l’orsetto sta per scappare, forse per colpa delle sue azioni, dei suoi modi di fare, del suo modo di essere, perchè lei lo conosce fin troppo bene, e sa troppe cose su di lui, che forse non cambieranno mai. Ed intanto la musica scorre accompagnando ogni singola emozione, ogni singolo sussulto dell’anima, ogni piccolo accento di dolore, la musica scorre e traccia la strada del percorso di ognuno. Le dice di scappare prima che lui incendierà la casa, le dice di mettersi in salvo, in modo che non possa farle del male, la sua voce è commossa, implorante, piena di attenzione, si vuole ancora una volta, forse l’ultima?, prendere cura di lei, così fragile e spersa, sola nel mondo, la vuole proteggere.
L’orchestra fa il suo egregio lavoro, sempre con gli archi in primo piano, il pianoforte scordato fornisce quella sorta di fragilità, come un cuore sull’orlo di spezzarsi, di rompersi dal troppo dolore sopportato. Ci sono dei versi che hanno suscitato diversi dibattiti tra i fan, e diverse sono le chiavi di lettura. “I’m going home, I’m going beneath the stars”, oppure “I’m going under the soil again, And I won’t be back in a long time so get out“, il suo dover andare casa, una casa che non è più quella di una volta, sotto le stelle, di nuovo sotto terra ed il non poter tornare per molto tempo, fanno infatti pensare che il brano non parli di una crisi di coppia, che l’orsetto non stia scappando, da lui, e da tutti i problemi, questi versi si prestano ad essere interpretati come se la canzone fosse una sorta di “Ghost“, dove lui è morto e vede la sua amata soffrire, vuole scappare dalla sofferenza, e lui, le fa da angelo custode per il tempo che gli rimane, non potendo interagire con lei e non potendo far sentire la propria presenza, ma sa che deve tornare, in un posto diverso da quello dove ora si trova, e non potrà più tornare da lei, da qui tutto lo struggimento , il tormento e la frustrazione per quello che non potrà più essere.
La band ha dichiarato che avere a disposizione una vera orchestra anziché doversi affidare ai sintetizzatori ha reso il loro lavoro oltre che qualitativamente migliore, anche molto importante dal punto di vista del calore umano, dell’interazione e dello scambio reciproco di esperienze. Di sicuro hanno registrato quasi 5 minuti di pura e dolente poesia musicale, capace di farsi breccia ed implodere dentro chi la ascolta.